Association internationale de Papyrologues

International Association of Papyrologists




In memoriam Knut Kleve

1926-2017


Discours prononcé durant l'Assemblée Générale de l'AIP réunie à Lecce le 3 août 2019
Speech delivered during the General Assembly of the AIP gathered inLecce on August 3rd, 2019 par - by: Giovanni INDELLI



Nato a Oslo il 24 febbraio 1926, Knut Kleve ha insegnato nelle Università di Bergen (dal 1963) e di Oslo (dal 1974). Kleve non era nel gruppo degli studiosi che, nel 1969, hanno fondato il Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi (CISPE), ma già allora i suoi interessi erano indirizzati ai papiri ercolanesi, in particolare il PHerc. 26 (Filodemo, Gli dèi I), come è evidente dalle prime pubblicazioni, soprattutto l’importante monografia, del 1963, Gnosis theon. Die Lehre von der natürlichen Gotteserkenntnis in der epikureischen Theologie.

La teologia epicurea, insieme con il testo di Lucrezio e dell’Anonimo Del sublime, e la figura di Socrate furono i temi al cui studio si dedicò, ma, accanto alla ricerca, era anche fortemente attratto dai progressi della tecnica e si propose di affrontare le difficoltà presentate dalle condizioni dei papiri ercolanesi. Come si rileva dai volumi delle «Cronache Ercolanesi» e dagli Atti dei Congressi Internazionali di Papirologia, Kleve ha cercato di trovare soluzioni per lo svolgimento dei volumina ancora chiusi, la lettura e la decifrazione dei testi svolti, la riproduzione fotografica, l’elaborazione di programmi al computer per realizzare lessici (la sua Concordantia Philodemi per diversi anni fu utilizzata nelle ricerche linguistiche sui Papiri ercolanesi insieme con il Lexicon Philodemeum di Vooijs e van Krevelen), recuperare lettere perdute e integrare il testo lacunoso (la ‘letteralogia’ e la ‘lacunologia’ furono oggetto di una comunicazione letta al XIV Congresso Internazionale di Papirologia di Oxford nel 1974); ha studiato anche il processo di carbonizzazione dei rotoli ercolanesi, la qualità dell’inchiostro, la presenza di insetti.

Kleve, che il 27 aprile 1981 era stato cooptato nell’Assemblea dei Soci del CISPE, con Bryniulf Fosse e altri colleghi norvegesi aveva ideato un metodo di apertura dei rotoli carbonizzati, che illustrò a Napoli nel 1983, durante il XVII Congresso Internazionale di Papirologia. Gli esperimenti, avviati nel 1984, proseguirono fino all’ottobre del 2000, quando nel Centro si ritenne che fosse più opportuno interrompere l’opera di svolgimento per dedicarsi piuttosto alla valutazione e sistemazione dei risultati. Gli importanti risultati del lavoro quasi ventennale di Kleve e della sua équipe sono lo svolgimento del PHerc.Paris. 2, che ha permesso di leggere i nomi di Virgilio e dei suoi amici e di appurare che il volumen, anche se la subscriptio non è ben conservata, contiene un libro dell’opera di Filodemo De vitiis dedicato alla calunnia; la scoperta, nel PHerc. 1533, di un libro di Zenone Sidonio, maestro di Filodemo, la cui opera non era testimoniata a Ercolano; la sistemazione adeguata delle scorze, che versavano in condizioni precarie.

I papiri ercolanesi latini hanno occupato il suo tempo negli ultimi decenni. Anche se non tutti gli studiosi hanno condiviso le sue conclusioni riguardo all’individuazione di versi di Ennio, Cecilio Stazio e, soprattutto, Lucrezio, Kleve intendeva pubblicare il PHerc. 395, un testo in condizioni molto difficili di leggibilità e ricco di sovrapposti, nel quale riteneva di aver trovato Lucrezio, perché era convinto di risolvere in tal modo la controversia, e a tale studio si è dedicato negli ultimi anni, preparando anche l’edizione del PHerc. 78.

Nel novembre 2016 informò il CISPE che gli era stato diagnosticato un tumore, ma che avrebbe fatto del suo meglio per completare l’articolo lucreziano. Non ne ha avuto il tempo, perché è morto l’11 febbraio 2017. Come ci ha scritto il figlio, Per, «His mind was clear and his tongue was sharp to the end. And his sense of humor was unaltered. He faced death like a stoic».